Ieri tramite vie ufficiali ho avuto modo di scoprire un articolo molto interessante su Gnome 3 che mi ha aperto gli occhi sulle motivazioni di alcune scelte funzionali e di design sul progetto meglio conosciuto come Gnome Shell. L'articolo, in inglese, è stato redatto il 9 marzo da: Ben Dubrovsky (Red Hat), Deborah Falck (Presenza Design), Chuck Kukla, Jon McCann (Red Hat).
Ho deciso di tradurvi degli estratti e magari di tirarne fuori qualche conclusione. Gli stralci qui presenti sono stati estrapolati in ordine sparso e liberamente parafrasati, seppur fedeli all'originale. Questi ultimi sono scritti in corsivo, non sono “postati” come citazioni solo per facilitarne la lettura.
Dopo 8 anni di utilizzo di Gnome 2 si è deciso di fare un passo indietro e guardare il tutto con uno sguardo “fresco” per poter affrontare le questioni inerenti l'usabilità di gnome. Il nuovo desktop è stato immaginato e progettato per rispettare: il tempo dell'utente, le sue energie, i suoi desideri e la possibilità di scegliere dove concentrare la propria attenzione. L'obiettivo del nuovo design è quello di rendere Gnome più semplice e minimale.
L'obiettivo principale del nuovo design di gnome 3 è il “transfer task” ossia il passaggio da un'applicazione (vista) ad un'altra. Quando un utente di Gnome 3 è pronto a cambiare applicazione tutto quello che deve fare è essere consapevole di voler fare qualcosa di diverso e di paripasso ai pensieri spostarsi con il mouse nella parte superiore sinistra (che secondo la legge di Fitt è una delle zone più facili da raggiungere dello schermo) e cliccare sul pulsante attività.
Quando questa modalità viene attivata, il desktop “torna indietro” mostrando un contesto più ampio, proprio come una persona che dopo aver deciso di cambiare l'attività che sta svolgendo, amplia la propria finestra visiva alzando gli occhi dalla scrivania.
OK, da questo punto in poi comincia un paragone alquanto originale tra l'esperienza dell'utente medio e il lavoro del carpentiere, vi consiglio vivamente di darci un'occhiata, vi traduco parte della morale della favola.
L'area di lavoro dei normali desktop è piena di menù, icone e altri strumenti; questi sono stati volutamente messi da parte in quanto l'utente non né ha bisogno per svolgere il proprio lavoro. Si è lasciato quindi un pannello (quello superiore) con le informazioni di base del sistema e una message tray in una zona periferica (sottile, in basso). Tutti gli avvisi e i messaggi di sistema vengono indirizzati a quest'ultima in modo da lasciare l'utente concentrato sul proprio lavoro. Quando è il momento di cambiare attività, l'utente non deve fare altro che dirigersi sul pulsante attività, accedere alla modalità panoramica, riconoscere l'icona del documento di cui ha bisogno e cliccare.
Ecco due righe delle conclusioni che hanno attirato la mia attenzione:
Lo sviluppo di GNOME 3 pone alcune sfide interessanti per l'esperienza dell'utente. Tale progetto si basa sulle linee guida del software design minimalista con l'obiettivo di concentrarsi più sull'efficacia dell'interfaccia che sulla sua efficienza.
I termini usati in queste ultime due righe sono effectiveness e efficiency, spero di avervi riportato la giusta traduzione, se così fosse il significato potrebbe essere questo: l'attenzione è centrata sul risultato che l'utente intende conseguire con un comando piuttosto che sulle modalità di esecuzione, un po' come dire che il fine giustifica i mezzi. Ammetto che il concetto sia alquanto strambo ma osservando il design di gnome-shell non è poi così difficile da capire.
Insomma, il motivo di questo post come dicevo prima era quello di indagare sulle motivazioni di certe scelte, all'apparenza un tantino fuori dal comune, ma che infondo si basano su considerazioni del tutto legittime sull'esperienza dell'utente. Vi espongo la mia unica perplessità a riguardo. Capisco che in questo modo l'utente focalizzi la propria attenzione sull'attività che sta svolgendo in quel preciso momento e capisco anche che tutto ciò può essere molto utile quando si sta lavorando su un preciso software e su una precisa attività. Proprio in questo momento sto utilizzando gnome shell e devo ammettere che mi è molto facile concentrarmi sulla scrittura del post, il problema però, è che non sempre la mia esperienza si basa sullo svolgimento di una singola attività, anzi, spesso, mi capita di dover interagire tra più software auspicabilmente in modo piuttosto veloce e in questi casi, per me, Gnome Shell presenta ancora delle forti limitazioni. In questo post parlavo proprio di questo limite.
Bene, ecco il link dell'articolo che ha ispirato tutto ciò. Buona giornata.